27/05/2012

UN RICORDO DI ORIANA FALLACI LEGATO ALLA GUARDIA DI FINANZA


Conobbi Oriana Fallaci verso la fine degli anni novanta, in occasione di una sua visita al Museo Storico del Corpo. Era una bella mattina di un giorno di primavera, quando la scrittrice suonò al campanello di Piazza Armellini chiedendo del generale Finizio, allora direttore dell’Ente. La sorpresa che ci colse fu in un attimo soppiantata dalla raffica di domande e dalle Curiosità che la Fallaci ci rivolse subito. Argomento della visita al Museo era una ricerca che la scrittrice aveva in corso sin dal febbraio 1994, nel tentativo di ricostruire il periodo trascorso nel Corpo delle Guardie di Finanza dal nonno, Antonio Fallaci, un uomo dal forte temperamento, un toscano d’altri tempi di cui la nipote conservava un forte ricordo e - secondo me - gran parte del suo carattere. Già agli inizi del ’94, il generale Finizio, che a quel tempo ricopriva l’incarico di Capo Ufficio Storico, aveva risposto ad una garbata richiesta telefonica che la Fallaci gli aveva fatto durante una sua breve venuta in Italia, inviandogli copia del foglio matricolare di nonno Antonio, miracolosamente individuato fra i migliaia di fogli conservati nell’Archivio del Museo. Non solo, ma in mancanza di una foto del nonno in uniforme (le foto non esistevano all’epoca sui fogli matricolari), il generale Finizio, conosciuto uniformologo, aveva omaggiato la Fallaci con il figurino di una guardia di finanza con la divisa color verdone in uso nel periodo in cui l’avo della giornalista aveva prestato servizio nel Corpo. Testimoniano quanto ho appena detto, ma soprattutto la soddisfazione dimostrata dalla scrittrice, alcune lettere conservate nell’archivio del Museo ed in parte qui riprodotte. Ma evidentemente ciò non bastava. Oriana Fallaci aveva in mente di scrivere un
romanzo da dedicare a nonno Antonio e, per questo, non poteva certo accontentarsi di uno scarno foglio matricolare. La storia di Antonio Fallaci, nato a Greve in Chianti il 27 aprile 1861 da Ferdinando e Caterina Poli, era certamente interessante, anche riguardo alla presenza tra le Fiamme Gialle: presenza che la nipote collegava essenzialmente ad un episodio (“leggenda” secondo lei)raccontatogli dallo stesso nonno Antonio e dal padre Edoardo quando era piccola, nel quale il baldo finanziere si era reso protagonista di uno scontro a fuoco con un contrabbandiere, che aveva avuto la peggio. Antonio Fallaci si era arruolato nelle Guardie di Finanza il 1° gennaio 1882, ammesso a frequentare il corso allievi presso il Deposito di Venezia. Dopo aver prestato servizio in provincia di Forlì, era stato posto in congedo il 31 dicembre 1886, al termine dei canonici cinque anni di ferma obbligatoria, pur avendo superato gli esami per la promozione a Sotto Brigadiere. Di quei cinque anni trascorsi nel Corpo, Oriana Fallaci intendeva ricostruire ogni attimo e per farlo si recò personalmente alla fonte: il nostro Museo Storico. Lo visitò in lungo ed in largo, rimanendo
ammaliata da quanto le raccontava il generale Finizio riguardo ad una vicenda istituzionale così lunga e gloriosa. La vulcanica scrittrice, trasformatasi, per una sola mattinata, in abile ricercatrice, ci coinvolse nella sua indagine, aprendoci la mente sui molteplici aspetti che una ricerca storica può avere. Per un attimo avrebbe desiderato viaggiare nel tempo, per poter seguire il nonno in tutte le sue vicende di servizio, ma anche in quelle private, quando - a suo dire - in libera uscita andava a
caccia di belle ragazze. Ricordo la sua espressione soddisfatta quando il generale Finizio gli fece notare che tra le punizioni inflitte al nonno vi erano ben 15 giorni di arresti in caserma: “… per essersi recato in città senza il prescritto cappello”. Forse aveva già in mente come sviluppare una
notizia così appetitosa, alla quale evidentemente attribuiva un elevato valore, in quanto le avrebbe consentito di collegarla alle altre notizie in suo possesso e, soprattutto, alla conoscenza diretta che aveva del nonno. Fallito il tentativo di ricostruire la “leggenda familiare” legata alla lotta al contrabbando, la signora Oriana puntò la prora su altre mete. Tra gli aspetti che sviluppammo assieme quella mattina, ricordo perfettamente quelli legati alla vita nei reparti d’istruzione, quelli del trattamento economico del personale in quel contesto storico, le libere uscite, le licenze di cui si aveva diritto allora e tante altre “curiosità giornalistiche”. Il romanzo dedicato a nonno Antonio si preannunciava interessante, per cui, sia io che il generale Finizio assicurammo alla Fallaci la nostra massima collaborazione, tanto da scambiare indirizzi e numeri telefonici, anche quelli privati. E fu ciò che avvenne realmente. Nei mesi seguenti, forse per qualche annetto, la signora Fallaci ci telefonò, anche a casa, per chiedere delucidazioni sulle cose più disparate. Puntualmente partivano le risposte all’indirizzo della Casa Editrice Sansoni, così come aveva voluto espressamente lei. In una delle sue ultime telefonate - era il 1999 - mi chiese ad esempio dove era collocato il Deposito di Venezia, come si raggiungeva dalla stazione ferroviaria, come erano organizzate le camerate degli allievi ed altro ancora. Non soddisfatta di quanto aveva saputo, mi chiese di poter contare sulla collaborazione di qualche collega veneziano. La misi, quindi, in contatto con il Maresciallo Sandro Scaboro, allora in servizio presso il Nucleo di Venezia, che si occupava della tutela del patrimonio artistico, un amante dell’arte e della storia, che si mise subito a sua disposizione. La Fallaci contattò
lo Scaboro diverse volte, persino da New York, dove abitava stabilmente, “ordinandogli” ricerche mirate presso alcune biblioteche ed archivi veneziani. Le ricerche furono fatte e la Fallaci ricevette una valanga di notizie, più o meno curiose, sulla caserma della Giudecca, ma anche sulla libera uscita degli allievi, sui mezzi di comunicazione e persino sui fatti di cronaca accaduti nei tre mesi di permanenza di nonno Antonio a Venezia. Il romanzo biografico dedicato al nonno non è stato forse ultimato, ovvero pubblicato: possiamo anche immaginare il perché. Chissà, un giorno i suoi
familiari ne troveranno la bozza e forse la pubblicheranno. Quel giorno conosceremo un’Oriana Fallaci in veste di storica, ma soprattutto aggiungeremo un’ulteriore tassello alla gloriosa storia delle Fiamme Gialle.

 

Gerardo Severino

 

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