La Cittadella di Alessandria, oggi perfettamente conservata nella struttura, ha una storia che merita di essere ricordata. L’area in cui venne edificata era sede del quartiere più bello della città: Bergolio ( oggi Borgoglio), separato dalla città dal fiume Tanaro che lì faceva una curva dolce. In essa avevano la dimora i notabili della città ed erano state erette anche molte chiese. Quando i Savoia ottennero l’alessandrino, peraltro non ambito dagli stati confinanti, ebbero l’intuizione che il territorio poteva essere adibito a difesa del Piemonte, essendo crocevia di percorsi: dalla Francia, dal mare, dalla Lombardia, dall’Emilia, dalla Toscana e progettarono l’edificazione di un grande baluardo fortificato, la cui posizione migliore era al di là del fiume Tanaro. L’ostacolo dell’esistenza di un quartiere popoloso e ricco fu superato con l’indennizzo e la ricollocazione delle dimore all’interno della città. Venne raso al suolo l’intero Bergolio e fu affidato l’incarico della costruzione ad Ignazio Bertola, che lavorò su palificazioni di legno ed ingente muratura fornita da produttori locali. Il settecento si era chiuso con lo sconvolgimento della Rivoluzione francese e, una volta conclusi gli ultimi eventi, si verificò l’assalto di Napoleone ai potentati che erano ostili alla Francia. Arrivare in Piemonte ed imporre la sua fulminea strategia di guerra e di conquista fu il primo atto, cui seguì una seconda calata nel 1800. Il 14 Giugno 1800, la battaglia di Marengo, nella nostra terra, che fu vittoriosa per Napoleone oltre ad ogni speranza, segnò l’inizio del potere napoleonico. Nei suoi progetti di riforme urbanistiche e militari il corso incluse la Cittadella , di cui capì l’importanza strategica e volle riprogettare con l’aiuto dei grandi architetti militari quali Chasseloup. Venne ampliata, fortificata, modernizzata, resa praticamente imprendibile, e, nel progetto, inserita in un sistema di fortezze a quadrilatero che dovevano circondare Alessandria, rendendola il centro militare più importante del suo regno. Molto interessanti sono gli studi sull’edilizia militare che citiamo e rimandiamo a testi specifici.
Vediamo gli eventi storici. Il primo, fondamentale, non solo per l’orgoglio alessandrino ma italiano, fu l’insurrezione del 1821. Dopo il Congresso di Vienna, 1815, in Piemonte, come in tutte le terre sconvolte da Napoleone, tornò lo “ status quo”. Ritornò Vittorio Emanuele I dalla Sardegna e impostò il regime assolutistico precedente. Il seme delle riforme, però, era stato gettato ed assorbito dai più sensibili e ben presto in Europa si chiese ai regnanti di concedere una Costituzione che moderasse i poteri totalitari del sovrano. Era stata chiesta nel 1812 a Cadice ed era stata ottenuta, ugualmente nel Regno di Napoli nel 1820. Di nuovo in Spagna nel 1820. La gioventù nobile del Piemonte, in parte seguace della Carboneria e di altre associazioni del tipo, si sentì pronta ad affiancare il Re in un governo più aperto e più moderno e chiese la Costituzione, sul modello di quella spagnola, al sovrano che la rifiutò. Nel gennaio del 1821 , a Torino, ci furono disordini al Teatro d’Angennes, e poi all’Università, disordini repressi brutalmente. I costituzionalisti non si arresero e, confidando in Carlo Alberto di Carignano, giovane principe futuro erede al trono per mancanza di di discendenza legittima, si progettò di far insorgere le Cittadelle militari del Piemonte, mostrando al Re che il suo esercito voleva la Costituzione. |